C’è una scena nella quarta stagione della serie televisiva Il Racconto dell’Ancella in cui il comandante Fred Waterford, interpretato da Joseph Fiennes, pronuncia una frase che segna una svolta, quantomeno temporanea, delle sue sorti. Il Comandante – senza dare troppi dettagli che potrebbero risultare spoiler per chi guarderà la serie – si trova in Canada, in una situazione di difficoltà in cui deve dare conto delle sue passate azioni nel contesto del regime di Gilead, principalmente contro le donne.
La frase che il Comandante pronuncia fieramente è più o meno: “I sacrifici che tutti abbiamo fatto a Gilead sono stati difficili, ma in quale altra parte del mondo il tasso di natalità sta crescendo? Da nessuna parte. Solo a Gilead. Perché funziona. Funziona! Abbiamo scelto il sentiero di Dio, e siamo stati ricompensati per le nostre sofferenze”.
Ciò che “funziona” è il metodo costruito dagli ideologi del regime di Gilead, immaginato dalla scrittrice Margaret Atwood all’inizio degli anni Ottanta e recentemente trasformato in una serie tv – di cui la stessa Atwood è consulente e produttrice. Metodo che consiste nel privare della libertà le donne ancora fertili e obbligarle a diventare madri surrogate per le famiglie dei Comandanti; contemporaneamente creando una società retrograda, priva di tecnologia e sapere, in cui le donne non possono leggere e scrivere, in cui si vivono vite scandite dalla preghiera e da rigidi riti sociali.
Nella narrazione immaginaria del Racconto dell’Ancella è successo qualcosa che in tutto il mondo ha fatto crollare la capacità riproduttiva delle persone – maschi, ma sopratutto femmine – condannandone un grande numero alla sterilità. Le donne ancora fertili, meglio ancora quelle che hanno già avuto figli e hanno dunque già dato prova di fertilità, diventano merce rara, e gli artefici del colpo di stato scelgono di metterle in cattività, “rieducarle” grazie a un corso accelerato a base di sadismo da parte delle “zie”, e poi spedirle a casa dei notabili di Gilead per produrre per loro gli agognati eredi.
“Siamo l’unico Paese al mondo in cui il tasso di natalità sta crescendo” dice il comandante Waterford, e anche se sullo schermo c’è il mondo di Gilead – un mondo distopico – lo spettatore non può che sentire in questa frase lo strattone della realtà reale: tutti i giornali in tutto il mondo, ormai da almeno un decennio, riportano i dati preoccupanti del tasso di fertilità che nei Paesi industrializzati, tranne rare eccezioni, scende inesorabilmente.
L’Italia è passata da 1,45 figli medi per donna registrati nel 2008 a 1,25 nel 2021. La Svizzera è fissa da qualche anno a 1,48 (era incrementata fino a 1.54 tra il 2014 e il 2016, poi riscesa). Il Regno Unito è passato da 1,91 del 2008 a 1,68 del 2018; la Spagna da 1,45 del 2008 a 1,23 del 2019.
Perfino la Finlandia – talvolta abbiamo la tendenza a “idealizzare” i Paesi del Nord Europa, pensando che siano sempre avanti e abbiano le soluzioni in tasca specie per i problemi che riguardano questi argomenti – è passata da 1,85 del 2008 a 1,35 del 2019. Un crollo talmente significativo che le ricercatrici Julia Hellstrand e Jessica Nisén e il ricercatore Mikko Myrskylä del Max Planck Institute for Demographic Research nel 2019 vi hanno anche dedicato un saggio, “All-time low period fertility in Finland: drivers, tempo effects, and cohort implications”.
Ci sono due Paesi europei che si tirano fuori dal mucchio: in Francia, unico Paese ad aver destinato ingenti risorse fin già dagli anni Settanta alle politiche a sostegno della natalità, il tasso di fertilità è stabile da anni intorno a 2 – da sapere che 2,1 viene definito “il tasso di sostituzione”, cioè il tasso che serve avere affinché i cittadini che muoiono vengano “sostituiti” e che quindi la popolazione resti numericamente stabile. Anche se in realtà il dato francese ha subito una leggera decrescita, scendendo a 1,87 nel 2019, per poi tornare a salire.
L’altro Paese in controtendenza, benché ben lontano dal tasso di sostituzione, è la Germania: qui il dato è passato da 1,38 nel 2008 a 1,54 nel 2019.
La soluzione certamente non sta nell'incubo liberticida del regime di Gilead. Ma la tentazione di colpevolizzare le donne per questo calo delle nascite generalizzato, e la spinta delle forze politiche e sociali più retrograde e tradizionaliste per cercare di contrastare questo calo rendendo sempre più difficile o addirittura impossibile la contraccezione e l'aborto, sono il segno che se non si trovano soluzioni laiche e progressiste per invertire la tendenza alla denatalità, ci sarà purtroppo sempre più spazio per le fazioni che vorrebbero ridurre le donne al ruolo di “fattrici”. Come a Gilead.
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