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Eppure le famiglie numerose esistono ancora: più rare, ma ci sono

Eleonora Voltolina

Questa è la nona puntata dell'inchiesta nata dalla collaborazione tra il quotidiano italiano Domani e The Why Wait Agenda: un approfondimento a puntate sul tema della scelta di fare figli, sempre meno frequente, sempre più spesso ritardata, specialmente in Italia. L'articolo è stato pubblicato su Domani nell'ottobre del 2023. Qui di seguito, le prime righe. Settant'anni fa questo giornale non esisteva. Ma se fosse esistito, un’inchiesta come questa – “Fare figli per Domani” – sarebbe stata molto diversa. Alcuni episodi sarebbero stati impossibili da scrivere, perché raccontano di cose che a quell'epoca non erano ancora state inventate, come la fecondazione assistita o il congelamento degli ovuli. Altri sarebbero stati impensabili, come quello sulle madri single per scelta o quello sui nuovi padri e la genitorialità condivisa.

E questo articolo, dedicato all’altra faccia della denatalità – e cioè alle famiglie numerose – avrebbe raccontato le storie di genitori con sei, otto, dieci figli. Perché quelle erano, all'epoca, le famiglie "numerose". Avrei potuto intervistare mia nonna, che tra il 1930 e il 1958 ebbe diciassette figli: il primo a 19 anni, l'ultima a quasi 49. Due perirono in fasce, ma fu tutto sommato fortunata: alla sua morte, alla veneranda età di 95 anni, gli altri quindici erano tutti vivi e in salute. La famiglia italiana si è quasi dimezzata di taglia nel corso del Novecento: dai 4,5 del 1911 il numero medio di componenti, dato Istat, è sceso fino a 2,4 nel 2011. Cent'anni fa oltre una famiglia su quattro (il 28,2 per cento) era composta da sei o più persone; oggi sono soltanto l'1,2 per cento del totale. E certo negli anni Cinquanta la storia di Ramona avrebbe fatto sollevare qualche sopracciglio: cinque figli, sì, ma da tre padri diversi. Una “happy family”... L'intero articolo in italiano è disponibile su Domani a questo link


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Questo articolo, come tutto il sito di The Why Wait Agenda, è stato prodotto dall'associazione Journalism for social change, un'organizzazione che crede in un giornalismo impegnato e partecipe, che possa dare tramite l'informazione un punto di vista laico e progressista sui temi della fertilità e della genitorialità e far evolvere la nostra società rispetto a queste tematiche. L'associazione, senza scopo di lucro, si sostiene anche grazie ai doni dei lettori: donando una somma, anche piccola, permetterete a questo progetto di crescere e di raggiungere i suoi obiettivi.

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