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Eleonora Voltolina

La carica delle primipare attempate, troppo spesso non per scelta

Aggiornamento: 21 ago

Questa è la settima puntata dell'inchiesta nata dalla collaborazione tra il quotidiano italiano Domani e The Why Wait Agenda: un approfondimento a puntate sul tema della scelta di fare figli, sempre meno frequente, sempre più spesso ritardata, specialmente in Italia. L'articolo è stato pubblicato su Domani nel settembre del 2023. Qui di seguito, le prime righe.


Ogni persona dovrebbe sentirsi libera di fare figli quando (e se) vuole, senza pressioni o giudizi. Ogni donna ha un periodo limitato per fare figli, al di fuori del quale concepire è impossibile. Le due frasi sono entrambe vere, ma creano un cortocircuito: perché la biologia limita la libera scelta.


Una gravidanza dipende infatti soprattutto da due fattori, gli spermatozoi e gli ovuli: gli uomini continuano a produrne per tutta la vita; le donne invece hanno una riserva definita, che si deteriora e riduce con il passare degli anni, fino a esaurirsi con la menopausa. A quel punto, l’unica possibilità è utilizzare un ovulo giovane (di una donatrice oppure – circostanza rarissima – uno proprio congelato anni prima).


La fertilità femminile è all’apice tra i venti e i trent’anni; eppure l’età media al primo figlio aumenta in tutto il mondo, e nelle nazioni avanzate questo è un problema. L’Italia è il Paese con le madri più vecchie d’Europa: in media il primo figlio arriva a 31,6 anni, quando negli anni Cinquanta si faceva a meno di ventisei, e anche solo nel 1995, a 28.


Anche per questo, il tasso di fecondità oggi è sceso a 1,24 figli per donna. «E tu senti che c’è qualcosa di sbagliato, di falso, senti che forse è paradossale rendersi sterile durante tutti gli anni della maggiore fertilità per poi cercare disperatamente di essere fertile quando oramai non lo sei quasi più» dice Giò, una delle quattro protagoniste della pièce teatrale CallForWomen, scritta da Ippolita di Majo e messa in scena... L'intero articolo è disponibile in italiano su Domani a questo link

→ qui l'articolo integrale in inglese

→ e in francese

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Questo articolo, come tutto il sito di The Why Wait Agenda, è stato prodotto dall'associazione Journalism for social change, un'organizzazione che crede in un giornalismo impegnato e partecipe, che possa dare tramite l'informazione un punto di vista laico e progressista sui temi della fertilità e della genitorialità e far evolvere la nostra società rispetto a queste tematiche. L'associazione, senza scopo di lucro, si sostiene anche grazie ai doni dei lettori: donando una somma, anche piccola, permetterete a questo progetto di crescere e di raggiungere i suoi obiettivi.

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