Il nostro programma
Qual è il problema?
Questa iniziativa si basa su un divario. Il divario, sopratutto nei Paesi industrializzati, ma non solo, tra figli desiderati e figli avuti. Un divario osservato e certificato statisticamente, indagato da ricerche e rilevazioni. Il divario tra la risposta alla domanda “Quanti figli vorresti?” e il dato numerico sui figli che le donne, effettivamente, mettono al mondo. Questa iniziativa non esisterebbe se il divario non esistesse. Se noi facessimo 1 figlio a testa, di media, e ci andasse bene così. Se la risposta media statistica alla domanda “Quanti figli vorresti?” fosse, per dire, 1,25 in Italia. Oppure 1,39 in Svizzera. E poi scoprissimo che in Italia il numero medio di figli per donna è effettivamente 1,25. Che in Svizzera è 1,39. Se la situazione fosse così, questa iniziativa avrebbe molta meno ragione di esistere. Certo, sarebbe comunque utile una piattaforma informativa sulle possibili conseguenze del posticipare il momento della maternità. Sarebbe comunque importante riflettere sugli effetti della bassa natalità, a medio e lungo termine, sui sistemi previdenziali, dato che i nuovi nati di oggi saranno i lavoratori di domani che con i loro contributi pagheranno le pensioni ai lavoratori di oggi, pensionati di domani. Ma non ci sarebbe una urgenza sociale. Perché non ci sarebbe una sofferenza delle persone riguardo alla natalità. Non ci sarebbe una frustrazione. Non ci sarebbe dolore per figli mancati, voluti e però mai concepiti. I dati, in quel caso, dimostrerebbero che sì, le persone fanno oggi meno figli. Ma lo fanno per una loro scelta. Sono contente così. Le persone, oggi, non sono contente così. Non fanno il numero di figli che desidererebbero fare. Non in Italia, non in Svizzera. Se interrogate, alla domanda “Quanti figli vorresti?” le persone mediamente rispondono: 2. C’è dunque un divario enorme tra il desiderato - 2 - e l’ottenuto. Che è quasi ovunque nei Paesi europei inferiore a 2. In Italia, appunto, è 1,25. In Svizzera è 1,39. Questa iniziativa vuole indagare i motivi del divario. Metterli in fila. Rimuovere quelli che si possono rimuovere. Affrontare gli altri, metterli sotto i riflettori. Cambiare la situazione. Colmare il divario. Far sì che le persone possano avere quanti figli desiderano avere.
I nostri obiettivi
La nostra missione finale è ridurre il divario che esiste in Svizzera, in Italia e nella maggior parte dei Paesi industrializzati, tra il numero di figli desiderati e il numero di figli avuti: il fatto cioè che le persone facciano meno figli di quanti ne desidererebbero. Per fare questo, riteniamo che la chiave sia agire perché diminuisca l’età media al primo figlio nei Paesi industrializzati, a cominciare dall'Europa, e di conseguenza aumenti nel medio periodo anche il tasso di fertilità (numero di figli per donna). Abbiamo focalizzato le principali cause che spingono le persone a sentirti costrette a posticipare il momento della procreazione, e intendiamo aggredirle una per una.
I nostri valori
Questa iniziativa ha, a differenza di altre dedicate al tema della bassa natalità, un carattere profondamente laico e pro-choice. Crediamo nella libertà di ogni persona si scegliere se avere figli, quanti averne, quando averne. Crediamo nella genitorialità condivisa, nella possibilità che uomini e donne possano spartirsi equamente le attività di cura, e che si debba uscire dallo stereotipo per cui “è giusto” che siano le madri a doversi assumere la maggior parte delle responsabilità del crescere i figli. Crediamo nella scienza, nella conoscenza, nella ricerca scientifica e sociale, e desideriamo approfondire il più possibile i temi di cui ci occupiamo sulla The Why Wait Agenda, collaborare con studiosi e attivisti, raccogliere ed elaborare nuovi dati per capire più a fondo il grande universo del “figli sì, figli no, figli dopo”. Crediamo nel concetto di "conoscere per deliberare", nel valore dell'informazione come fondamenta indispensabile per fare scelte di vita libere e consapevoli. Pensiamo che si possa e si debba parlare di temi sensibili come la fertilità, l'essere madri e padri oggi (e “buone madri”, e “buoni padri”...), le possibilità aperte dalla scienza e dalla medicina nel campo della cura della sterilità. Del divario tra figli desiderati e figli avuti e della sofferenza che a volte genera; delle pressioni della società per fare figli (e per non farne), del supporto che lo Stato e il mercato del lavoro e offrono (o non offrono) alle famiglie. Nella nostra visione il diritto delle persone di fare figli, e di fare figli quando lo desiderano, senza subire ostracismi e rallentamenti e senza subire pressioni per posticipare, è indissolubilmente legato ai due fattori chiave dei cosiddetti diritti riproduttivi e sessuali: l’accesso alla contraccezione e il diritto all’aborto. Contraccezione e aborto sono le opzioni che permettono alle persone di scegliere quando non fare figli, e vanno sostenuti e difesi con tenacia perché sanciscono la possibilità - specialmente delle donne - di disporre del proprio corpo. E poter fare un figlio quando lo si desidera, senza dover subire pressioni indebite per posticipare questa scelta? Anche questo, secondo i nostri valori, andrebbe considerato un diritto riproduttivo indiscutibile.
La nostra strategia
La WWA parte da una piattaforma informativa orientata a diffondere informazione di qualità sul tema della natalità e per promuovere iniziative culturali, sociali e politiche che aggrediscano le radici del problema. La prima battaglia che si prefigge di combattere è dunque quella informativa, per divulgare informazioni sul tema della fecondità. Vi è poi la battaglia politica per arrivare a un congedo di genitorialità parificato per le persone che diventano genitori; e quella, sempre politica, per accesso a servizi di qualità, a tempo pieno e a costi ragionevoli per la fascia prescolare; e quella per prevedere sgravi fiscali importanti già a partire dal primo figlio, e che incrementino progressivamente in maniera direttamente proporzionale al numero di figli. E così via. Ma c’è soprattutto da combattere una battaglia culturale per una genitorialità veramente condivisa. Perché anche gli uomini possano occuparsi dei figli senza essere chiamati “mammi”. Per una nuova cultura aziendale che non discrimini le donne sul lavoro. Per fare tutto questo il primo strumento è questo sito, che contiene articoli di approfondimento. Legato al sito è il podcast con approfondimenti giornalistici e interviste a esperti del mondo scientifico, accademico, giornalistico, attivisti, intellettuali, manager e innovatori sociali. L’obiettivo è anche quello di creare una community con persone che vogliano condividere le loro esperienze e collaborare alla “causa”, dando spazio alle loro voci anche sul sito. Puntiamo a organizzare un evento annuale sui temi della natalità, della maternità e sopratutto della difficoltà ad avere figli oggi nei Paesi avanzati, con una impostazione rigorosamente laica e pro-choice; e collaborare con i politici più attenti a questi temi per promuovere e far approvare leggi sul congedo paritario di maternità-paternità e in generale per la promozione del concetto di genitorialità condivisa. Vogliamo anche lavorare con le aziende pubbliche e private per diffondere iniziative volte a una valorizzazione delle donne madri (e degli uomini padri) nel mondo del lavoro, far conoscere le best practice in merito al congedo di paternità aziendale e alle modalità di work-life balance. Siamo alla ricerca di università e istituti di ricerca con cui collaborare per mappare in profondità il tema del divario tra figli desiderati e figli avuti. Stiamo anche sviluppando un workshop da portare in università, aziende e realtà associative interessate al tema, rivolti primariamente a donne under 30. Desideriamo insomma stabilire partnership con realtà che agiscono, nella maniera più ampia, nel senso di Why Wait, e anche con persone/iniziative online e offline che ritengano il tema importante, lo vogliano approfondire, condividere le loro storie e proposte.
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